giovedì 28 marzo 2024

Aspetti inediti dell'Ultima Cena rivelati da Gesù!


"Ultima Cena" di Carl Heinrich Bloch - (dettaglio ravvicinato)

Sebirblu, 28 marzo 2024

In occasione del Giovedì Santo, quando Nostro Signore si riunì nel Cenacolo con i Suoi apostoli per l'Ultima Cena, istituendo poi l'Eucaristia, pubblico alcuni basilari brani ultrafanici che chiariscono, per mezzo di Lui stesso, il significato profondo di tale costituzione per il bene assoluto dell'umanità intera.

Dice Gesù:

«Ecco Io spezzo il pane e lo distribuisco alla Mia destra e alla Mia sinistra e lo do a chi Mi ama e a chi soltanto Mi segue e lo porgo pure a chi non Mi ama e già medita il tradimento...

Spezzo il pane e ne nutro i fratelli Miei e loro dico che quel pane è carne della Mia carne e di essa devono cibarsi...

Perché, anime care, do in pasto la Mia carne alle terrene creature?

Io Sono al centro della lunga mensa: intorno ad essa siedono i miei discepoli, cioè i simboli rappresentativi dell'umano genere con i suoi pregi, i suoi difetti; la sua spiritualità, la sua materialità; i suoi bassi istinti, le sue magnifiche estasi d'Amore.

Sul mio petto posa il capo il fratello spirituale (Giovanni; ndr) che si eleva in sublime anelito verso la Luce del Padre... Ma presso di Me v'è anche l'emblema delle forze della negazione (Giuda; ndr), ovunque insinuantesi ed operanti... i due estremi.

E fra gli estremi e i tanti della via di mezzo vi sono Io, il Raggio del Padre; Io, che l'intera umanità accomuno in Me; Io, che tutte le sue colpe assumo; Io che ad essa totalmente Mi dono per la sua salvezza spirituale... Io che il genere umano innalzo nella Mia stessa elevazione che è Luce e Grazia del Padre.

Ecco, Io Sono al centro dell'umanità, di tutta la sfera terrestre, cruenta, crudele, evoluta e celestiale. Le mille e mille gradazioni dell'Amore, dal massimo negativo al massimo positivo, sono intorno a Me nel convito d'Amore e di Vita, nella festa della Luce e dell'Ombra...

Io Sono al centro e spezzo il pane e lo offro alla Mia destra e alla Mia sinistra; verso il vino e lo do a bere sia alla destra che alla sinistra. E dico che il pane è la Mia carne e il vino il Mio sangue.*

*[La prima è il Suo Esempio umano di cui nutrirsi, e il secondo è la Sua Linfa, l'Essenza sostanziale (simile al mosto d'uva) cioè l'Amore, con cui abbeverarsi per poi dissetare anche gli altri. Così istituì l'Eucaristia. Ndr].

La carne e il sangue sono la raffigurazione della vita umana, sono la simbologia della esistenza materiata, della vita terrena; e Io dono ai fratelli miei – a tutte le creature della Terra da essi rappresentate – la Mia stessa vita di materia, perché comprendano che ogni singolo percorso vitale si può e si deve sacrificare per il Bene dello Spirito proprio e altrui.

Ma anche perché tali anime sentano penetrare in se stesse, con la forza della loro Fede in Me, la Mia divina Presenza: se ne compenetrino e vengano così sollevate al vero Credo.

Mangiano, i fratelli, il pane e bevono il vino, e non sanno... e non comprendono... »




Spiega l'alta Guida entelica:

«Vorrei richiamare la vostra attenzione sulle parole di Gesù:  "Il Mio Vero Sacrificio  fu la donazione di Me stesso in veste spirituale di Raggio d'Amore del Padre, e fu quando distribuii all'umanità (rappresentata dai 12 apostoli nell'ultima cena: ndr) la Mia carne (il Pane) e il Mio sangue (il Vino) per tutti voi."

E vedendo l'incomprensione dei discepoli aggiunse: "Fate questo in memoria di Me" (Lc. 22, 19). Ossia, "AccoglieteMi in serena Fede se non capite e supplite con essa alla vostra impossibilità di recepire".

Se Cristo – continua la Guida – Figlio divino dell'Eterno Padre ha creduto di dare un aspetto esteriore, visibile, alla «entrata» (scusate l'espressione) di Dio nei corpi fisici, una ragione vi deve pur essere... e c'è.

I Dodici che erano con Cristo (uno lo tradì, ma questo era stabilito) credevano sinceramente, pienamente in Lui. Erano disposti a fare tutto quello che Egli avrebbe loro comandato, come a recarsi ovunque Lui avesse voluto... Ma essi non sapevano che a ciò erano giunti perché in loro esisteva già la Scintilla divina che li sosteneva, li guidava e li faceva agire. (Cfr. QUI, QUI, QUI, QUI e QUI; ndr).

E il Cristo volle che con questo ne divenissero umanamente consapevoli. Volle cioè che essi vedessero, sentissero Dio "entrare in loro", volle che da questo atto materiale potessero acquisire sprone, forza ed energie per sempre meglio agire in coscienza e Conoscenza di avere dentro di sé la Presenza stessa del Divino.

Ecco la ragione essenziale della Comunione.

Ed è bene ripetere l'atto perché in tal modo vi abbandonate a Lui e in Lui, ed accogliendolo in voi,  viene ad essere spiritualmente più forte il legame che vi unisce all'Altissimo, sentendovi spinti vieppiù a comportarvi di conseguenza. Sempre che la Comunione sia ben fatta!»

Prosegue Gesù:

«Al centro del conturbato insieme degli uomini è la Forza del Padre che regge, guida e istrada; che ammonisce e soccorre; che avvia e mantiene... 

Al centro del turbinare dei pensieri discordi sta il Mio pensiero volto all'Amore, unicamente teso alla donazione di Me quale uomo, per dare Esempio ai fratelli umani; di Me come espressione attiva dello Spirito dominante e, infine, come emanazione della Potenza Padre diretta alla salvazione di tutta l'umanità.

Ma questa è sconoscente, ignara del grande dono, essendo rimasta, anche dopo, soltanto ribelle e ingrata. Essa fu in quell'attimo liberata dal peso greve di ogni colpa, dalle tante sue colpe, e divenne pura, pronta a tornare con Me alla Casa del Padre. (Cfr. QUI, QUI e QUI; ndr).


"Cristo sulla Croce" di Carl Heinrich Bloch

La Pasqua era stata da Me celebrata più e più volte, come normale festa di Israele (ved. QUI; ndr), ma fu l'ultima quella che volli trasformare, con la donazione completa, assoluta, del Mio Essere divino in corpo e spirito ai fratelli Miei, perché comprendessero il Sacrificio e l'immensa Potenza operante dell'Amore del Padre.

Fratelli, celebrate anche voi la Mia Pasqua: fatelo in allegrezza, perché essa deve ricordarvi che fu allora che voi esseri umani foste mondati, e che davanti a voi si aprì nuovamente la strada immacolata dell'Ascesa (dopo la rovinosa "Caduta" iniziale; ndr).

Ma celebratela anche nel dolore, perché fu allora che voi deste la maggior prova di non comprensione, che vi scagliaste contro Colui che si era posto volontariamente nelle vostre mani, inerme e indifeso, affinché sentiste la potenza dell'Amore e del Perdono...

Ma voi, uomini, non voleste capire né sentire, e la bianca strada lucente a voi dinnanzi aperta fu nuovamente macchiata dagli ostacoli del mal vivere umano.

L'antica Pasqua (o "passaggio", a ricordo di quello avvenuto attraverso il mar Rosso per la liberazione degli israeliti schiavi del faraone; ndr), che ricordava stragi, fughe e cieco dominio, venne sostituita dalla Pasqua d'Amore, dal Dono di Sé effettuato dal Padre mediante un suo proprio Raggio: Me medesimo, per redimere ed elevare i figli che erano precipitati nel baratro senza fine di loro stessi.

Transitai come corpo terreno (apparente, poiché il Suo organismo non proiettava ombra né lasciava impronta di piede; ndr) e rientrai poi nella Luce, ma rimase sulla Terra e negli uomini la Forza viva dell'Amore.»

E conclude:

«Nell'Armonia universa vibra e rifulge armonico il Raggio possente che tutto e tutti illumina, il Raggio che guida e sorregge, il Raggio che salva, il Raggio che Io ho posto sulla Terra e che in essa permane, il Raggio al quale voi dovete in particolar modo tendere, sentire e cercare di seguire.

La Comunione umana è la manifestazione concreta di quella spirituale... Sempre, in ogni istante, le creature ricevono il Mio Corpo e il Mio Sangue allorché accolgono il Mio Spirito. Egli cammina con voi, palpita in voi: è l'Essenza vitale che vi sostiene ininterrottamente.

Rammentate che quando vi nutrite dell'Eucaristia, come viene intesa umanamente, dovete percepire che assorbite davvero una Mia vibrazione che si irradia in ogni più piccola molecola del vostro corpo fisico, e nel momento in cui la Comunione è compiuta con profonda fede, voi divenite trasparenti. Tutto dipende da essa e da come ogni essere si avvicina e si abbandona alla Mia carezza.»


"Gesù istituisce l'Eucaristia" di Josè Teofilo de Jesus (brasiliano)

Raggio Cristico

In verità, in verità vi dico: chi non si sarà cibato del Mio Corpo e non si sarà dissetato col Mio Sangue perirà.

L'acqua venne trasformata in vino, la vedova ebbe risuscitato il proprio figliolo, il paralitico riconquistò le proprie energie; ciò malgrado, voi continuate a vivere nella tenebra e nell'arbitrio.

In verità, in verità vi dico: se voi non rinascerete di Spirito, se voi non camminerete sollecitamente verso di Me, conoscerete l'orrore della seconda morte.

Risorgete dai vostri sepolcri, portate a Me per dissetarMi il vostro amore, toglieteMi dalla impostaMi crocifissione e solo allora potrete dirvi salvi e solo allora potrete dire di aver salvata l'umanità.

                                                                                                         Ego sum Qui sum

Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it

Estratti dei brani dai volumi: "L'Evoluzione dell'Uomo" di Anna Castellano 
                                                      "Scintille dall'Infinito" Ed. Il Cenacolo.

lunedì 25 marzo 2024

SCOMPARE LA CHIESA? NO! RESTA SOLTANTO QUELLA VERA!

 "Io Sono" 

"Il Cristo al pozzo di Sichem con la Samaritana" di Simon Dewey

Sebirblu, 25 marzo 2024

La confusione che ormai regna sovrana nella Chiesa, richiede un preciso chiarimento, al fine di aiutare i disorientati, vittime di tale situazione, a fare emergere la Sostanza Vera, che non può e non deve essere imbrigliata da nulla e da nessuno, in quanto radicata soltanto nello Spirito.

Urge, perciò, fare un netto distinguo tra la Chiesa del Rito e LA CHIESA MISTICA VOLUTA DAL CRISTO.

Quando si parla di cose spirituali a chi non è ancora perfettamente risvegliato, viene facile confondere  Spirito e Materia, come ha fatto d'altronde nei millenni la Chiesa temporale.

Non mi riferisco solo a  quella Cattolica ma a qualsiasi altra, perché ognuna è come se fosse contraddistinta da un colore mentre la Vera Luce li contiene tutti nella loro interezza. 

Dal momento che ritengo ormai molti di Voi "maturi" per poter assimilare con cuore aperto e senza pregiudizi la Voce dello Spirito che giunge a noi dall'Alto, vi propongo questo scritto che partendo da un fatto evangelico "Il Cristo e la Samaritana" ne approfondisce il significato sostanziale alla luce dell'insegnamento ultrafànico.


Come la Luce contiene tutti i colori!

 Differenza abissale tra Chiesa Mistica e Chiesa del Rito

Quando il Cristo partendo dalla Giudea per andare al nord passò dalla Samaria e si fermò al pozzo di Sichem, dove incontrò la donna che Gli diede l'acqua, ebbe con lei un dolce colloquio che riguardava l'antico dissenso reciproco dei due popoli, sul luogo da dove sarebbe dovuta pervenire la Salvezza messianica.

Gli uni, i Samaritani, erano convinti della sacralità del Monte Garizim, mentre i Giudei lo erano del Monte Sion.

Inutile dire che la profezia si è avverata per questi ultimi ma, il punto centrale non è questo bensì, la risposta folgorante del Cristo che, superando qualsiasi divisione formale, andò alla Sostanza Vera:

“…ma l’ora viene ed è questa, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Ispirito e Verità, poiché tali sono appunto quelli che il Padre richiede. Iddio è Spirito e coloro che Lo adorano devono adorarLo in Ispirito e Verità.” Gv. 4,23.

Cosa significa questo? Pochi l’hanno colto, anzi pochissimi, perché l'essere umano è ancora infantile nello Spirito e abbisogna continuamente di supporti simili a quelli che si adottano per i bambini: girello, carrozzina, salvagente… cioè il Rito!

Orbene, l'Eterno vuole essere amato sostanzialmente, perché lo Spirito non si può definire in alcun modo se non con lo Spirito stesso.

Ma questo modo di conferire con Lui, non può essere adottato fintantochè non sia sopravvenuta una speciale maturità dell'Anima che si caratterizza con una profonda presa di Coscienza.

"… La Verità vi renderà liberi" ‒ Gv. 8,32  ed infatti Gesù asserisce che non lascerà soli i Suoi discepoli ma che manderà loro il Paraclito, lo Spirito di Sapienza che svelerà loro la Verità tutta intera.

Come già scritto (Origine, caduta e catarsi dell'Umanità), siamo entrati nella terza fase del Disegno Divino e quindi la Fede non deve essere più cieca ma consapevole e ardente, cioè illuminata.

Ma perché questo accada è necessario eliminare con coraggio e radicalmente ciò che è "Vecchio" ‒ visto che non si può servire due padroni: Dio e Mammona.

Ecco il motivo per cui l'Umanità "credente" non progredisce in maniera sollecita perché è ancora ed ancora "impregnata" di formalità, di liturgie e di dogmi che costituiscono appunto il "Vecchio" ed impediscono la nascita del "Nuovo".

Ecco come l'Ultrafanìa ci prospetta l'Alto Insegnamento:

"Il concetto: Rito, errore iniziale che poteva essere evitato se la superbia non avesse fatto intravvedere i benefici che dall'errore stesso i rappresentanti della Chiesa, non la Chiesa, potevano trarre.

Cefa: Pietra! Perché è stato preso Pietro per inizio della Missione? Per il nome "Pietra" imposto a Simone, fondamento, inizio, segno! Orbene, Pietro partì poveramente e umilmente. Non donò a Cristo, egli ben lo conosceva, né marmi, né ori, ma diede a Dio la semplicità, l’umiltà, l’amore.

I successori dissero: "Non si conviene l’umiltà per le faccende dell'Eterno. Il Re dell'Infinito deve essere adorato fra gli ori; adorate l’Eterno portando generoso obolo".

L'errore iniziale cominciò da questo concetto. […]

…quando la Legge divina dice: "Successione di moti evolutivi" pone una Luce di letizia e di speranza in ogni animo.

Quando il Rito afferma: "Se pecchi sei dannato in eterno, se sei come noi ti vogliamo hai il Paradiso" costringe l'uomo o a mentire a se stesso o a terrorizzarsi.

A mentire a se stesso se si riterrà raggiunto dalla Grazia Celeste, se sarà cioè convinto di avere i requisiti per salire al Cielo, mentre tuttora nasconde nella coscienza residui di antiche colpe o germi malefici di errori in essere, oppure, la Coscienza nella Sua potenzialità dirà esplicitamente qual è lo stato evolutivo raggiunto e il singolo perderà ogni energia, ogni capacità a lottare e a voler completare l'impegno, il debito assunto verso l'Eterno.

La differenza fra Chiesa Mistica o Cristica e il Rito è quindi la stessa che esiste tra il giorno e la notte. […]


"Io Sono l'Acqua Viva"  Gv. 4, 1-26

Il Cristo era Umile e Semplice e non voleva che le turbe si umiliassero di fronte a Lui. Voleva che lo facessero di fronte al Padre, in quanto Egli stesso riconosceva unicamente il Padre del quale Egli era parte integrante; ciononostante Egli poneva il Padre al di sopra di Sé.

È vano procedere negli ammaestramenti se prima non assimilate la differenza di concezione esistente tra la vera Chiesa sostanziale e il Rito.

L'una non ha pareti, non ha tetto, è sconfinata, l'altra è limitata; l'una ha necessità di addobbi, di ori, di orpelli, di marmi, di artifici, l'altra ha l'imponenza, la perfezione della natura che parla la Parola dell'Eterno, che parla la Parola della Sua Misericordia, del Suo Amore!

Questo Padre, che ininterrottamente partorisce dei figli (ripeto ciò che da sempre dico), sarebbe per il Rito non un Padre misericordioso, ma un aguzzino che ha voluto, partorendo delle quantità sensibili, porle nella tentazione ("…e non ci indurre in tentazione" n.d.r.) e godere dei loro sforzi, dei loro errori, dei loro dolori, delle loro espiazioni.

Tutto ciò è mostruoso, è obbrobrioso!

Il padre saggio, anche umano, quando ha un figlio che ha commesso errore e ha deviato, ama quel figlio, poiché egli l'ha allevato, l’ha nutrito, ha faticato per esso e porrà tutto se stesso incondizionatamente per riportarlo sulla retta via.

Il Padre Celeste ha dato tutto Se stesso, ha portato nel tempo una parte della Trinità, il Figlio, a rinchiudersi in forma terrestre non solo per ammaestrare, ma per addossarsi una parte delle colpe umane. Solo così avete la visione della grandezza del Divino Genitore.

L'immenso parto, il perenne, il perpetuo parto ha avuto, per un determinato gruppo, l'errore. (La Caduta iniziale, come da link posto sopra; ndr). Si poteva tenere il colpevole tra i perfetti se il colpevole, in piccola massa, voleva portare lo sconvolgimento tra i perfetti? Evidentemente no.

E precipitò la massa in errore!

Perché questo Signore, questo Padre non ha distrutto quella massa? Se non l'ha distrutta, se l'ha conservata in vita, evidentemente era per poterla redimere e, siccome la vita umana è ciclica, è breve, e la colpa è spaventevole, ecco la necessità della rotazione, del saliscendi, della duplice espiazione, nel finito e nell'Infinito. 

Qui, su questa Terra, per imparare a soffrire, per rendersi umili, servi fedeli e alacri; lassù per imparare nel Regno della Sapienza l'imponenza negativa della colpa commessa e per portare le anime al desiderio ardente di accelerare il movimento di rinascita attraverso un aumento della fatica che già la Legge assegna”.

Brani tratti da "Scintille dall'Infinito" Vol. I  ‒  "Chiesa Mistica e Chiesa del Rito"




Come abbiamo letto, la Voce ultrafànica parla in maniera molto esplicita, come d'altra parte fece sin dall'inizio con i vari profeti (e che rappresenta la prima fase, di 4.000 anni, che precede quelle menzionate più avanti).

La conferma di quanto il Cristo intendesse per Vera Chiesa ci viene anche dalla esortazione trasmessa a Francesco d'Assisi tramite il famoso Crocifisso bizantino che parlò al Santo dicendo:

"Francesco… ripara la Mia Chiesa!" e lui nella sua semplicità cominciò a raccogliere pietre per ricostruire il rudere di S. Damiano ma… il Crocifisso di nuovo parlò: 

"Francesco… non è questa la Chiesa che Io desidero che tu ripari per Me!"


Il Crocifisso di San Damiano che parlò a Francesco d'Assisi

La Verità è evidente e non sta certo nelle forme! Non importa dunque a Dio la Chiesa di mattoni ma ben altra, quella costituita dalle Anime!

Concludendo, la Chiesa Mistica, quella di Giovanni (terza fase, terzo millennio) succederà alla Chiesa del Rito, quella di Pietro (seconda fase, duemila anni già trascorsi); solo allora i tempi saranno compiuti e l'evoluzione degli Esseri ribellatisi completata. (Cfr. anche QUI).

Tutto questo avverrà con l'Ascensione finale e la Parusìa o Ritorno definitivo del CRISTO.

"Chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete,
anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui
               sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna."Gv.4,14

Già scritto da Sebirblu.blogspot.com

per il nostro sito: www.ilsoffioultrafanico.net

nel Libro della Conoscenza: "Argomento del mese"  

venerdì 22 marzo 2024

Pianto su Gerusalemme ed Entrata trionfale di Gesù.




Sebirblu, 21 marzo 2024

Il brano che segue, tratto dal 9° volume di Maria Valtorta ‒ il "Poema dell'Uomo Dio", seppur nei suoi tratti essenziali, rispecchia perfettamente lo scenario apocalittico che, proprio nei luoghi in cui il Cristo visse, si sta svolgendo adesso sotto gli occhi del mondo intero.

Nella nota in cui Gesù parla alla Sua portavoce, chiamata "piccolo Giovanni", emerge chiara la similitudine e la conseguenza che "la profanazione del Tempio" e della Legge di Dio, in corso in Medio oriente ora, ma soprattutto da undici anni a Roma per mano dell'Usurpatore argentino, portano soltanto alla distruzione del cattolicesimo, ma non del Cristianesimo puro, insito nel cuore degli uomini.

Così come Gerusalemme e il suo Tempio furono rasi al suolo nel 77 d.C. per mano dei romani, allo stesso modo l'annientamento della Sacra Istituzione, nel suo aspetto fisico, sta concludendosi per mano del Falso Profeta Bergoglio e dell'anti-Cristo che si presenterà a breve.

Ma tutto ciò non impedirà alla Vera Chiesa (quella mistica di Giovanni e non più di Pietro: ved. QUI, QUI, QUI e QUI, di risorgere più forte e ardente che mai, come aveva preannunciato l'allora cardinale Joseph Ratzinger, QUI. Ecco perciò la visione della Valtorta prima e durante l'entrata di Nostro Signore nell'antica capitale degli israeliti.


Greg Olsen

Il pianto del Cristo sulla Città santa 

[...] «Da un colle presso Gerusalemme Gesù guarda la città stessa ai suoi piedi. Non è un poggio molto alto. Al massimo come può esserlo il piazzale di S. Miniato a monte, a Firenze; ma basta, perché l'occhio domini sulla distesa di tutte le case e delle vie, che salgono e scendono su e giù per le piccole elevazioni di terreno che costituiscono Gerusalemme.

Questo colle è certo molto più alto, se si prende il livello più basso della città, di quanto non sia il Calvario, ma è più vicino alla cinta di quello. Ha inizio appena fuori le mura e si erge ripido dalla parte delle stesse, mentre dall'altra scende mollemente verso una campagna tutta verde che si stende verso est. Almeno mi pare l'oriente, se giudico bene la luce solare.

Gesù e i suoi sono sotto un ciuffo di alberi, all'ombra, seduti. Si riposano del cammino fatto. Poi Egli si alza, lascia lo spiazzo alberato dove si trovavano e si porta proprio sul ciglio del balzo. La sua alta persona si staglia netta sul vuoto che lo circonda. Pare ancora più alta, dritta così, e sola.

Tiene le mani conserte sul petto, sul mantello azzurro, e guarda serio serio. Gli apostoli l'osservano. Ma lo lasciano fare senza muoversi né parlare. Devono pensare che Egli si sia isolato per pregare. Ma Gesù non prega.

Dopo aver lungamente guardato la città in ogni suo rione, in ogni sua altura, in ogni sua particolarità, talora con lunghi sguardi su questo o quel punto, talaltra con minore insistenza, Gesù si mette a piangere. Senza scosse o rumore.

Le lacrime gonfiano l'orbita, poi sgorgano e rotolano sulle guance e cadono... Lacrimoni silenziosi e tanto tristi. Come di chi sa che deve piangere, solo, senza sperare conforto e comprensione da alcuno. Per un dolore che non può essere annullato e che deve essere sofferto, assolutamente.

Il fratello di Giovanni, per la sua posizione, è il primo che vede quel pianto e lo dice agli altri, che si guardano l'un l'altro stupiti. «Nessuno di noi ha fatto male», dice uno; e un altro: «Anche la folla non ebbe insulti. Non vi fu fra essa nessuno a Lui nemico». «Perché piange, allora?», chiede il più anziano di tutti.

Pietro e Giovanni si alzano insieme e si accostano al Maestro. Pensano che l'unica cosa da farsi sia fargli sentire che lo amano e chiederGli che cos'ha.

«Maestro, Tu piangi?», dice Giovanni posando la sua testa bionda sulla Sua spalla, che è più alto di lui di tutto il collo e il capo.

E Pietro, posandogli una mano alla cintura, cingendolo quasi di un braccio per attirarlo a sé, gli dice: «Cosa ti addolora, Gesù? Dillo a noi che ti amiamo». Gesù appoggia la guancia sulla testa bionda di Giovanni e, aprendo le braccia, passa a sua volta il braccio sulla spalla di Pietro. Restano così abbracciati tutti e tre, in una posa di tanto amore.




Ma il pianto continua a gocciare. Giovanni, che lo sente scendere fra i suoi capelli, torna a chiedere: «Perché piangi, Maestro mio? Forse da noi ti viene pena?». Gli altri apostoli si sono riuniti al gruppo amoroso e ansiosamente attendono una risposta.

«No», dice Gesù. «Non da voi. Voi mi siete amici e l'amicizia, quando è sincera, è balsamo e sorriso, mai pianto. Vorrei che amici mi rimaneste sempre. Anche ora che entreremo nella corruzione, che fermenta e che corrompe chi non ha volontà decisa di rimanere onesto».

«Dove andiamo, Maestro? Non a Gerusalemme? La folla ti ha già salutato con letizia. Vuoi Tu deluderla? Andiamo forse in Samaria per qualche prodigio? Proprio ora che la Pasqua è vicina?». Le domande sono fatte da diversi contemporaneamente.

Gesù alza le mani imponendo silenzio e poi con la destra accenna la città. Un gesto largo come di uno che semini avanti a sé. E dice: «Quella è la Corruzione. Noi entriamo in Gerusalemme. Noi vi entriamo. E solo l'Altissimo sa come vorrei santificarla portandovi la Santità che viene dai Cieli.

Risantificarla, questa che dovrebbe essere la Città santa. Ma non potrò farle nulla. Corrotta è e corrotta rimane. E i fiumi di santità che sgorgano dal Tempio vivo, e che ancor più sgorgheranno a giorni sino a lasciarlo vuoto di vita, non saranno sufficienti a redimerla.

Verrà al Santo la Samaria e il mondo pagano. Sui templi bugiardi sorgeranno i templi del Dio vero. I cuori dei gentili adoreranno il Cristo. Ma questo popolo, questa città gli sarà sempre nemica, e il suo odio la porterà al più grande peccato. Ciò deve avvenire. Ma guai a coloro che saranno strumenti di questo delitto. Guai!…».

Gesù guarda fissamente Giuda che gli è quasi di fronte. «Ciò a noi non avverrà mai. Noi siamo i tuoi apostoli e crediamo in Te, pronti a morire per Te». Giuda mente spudoratamente e sostiene lo sguardo di Gesù senza impaccio. Gli altri uniscono le loro proteste.




Gesù risponde a tutti evitando di rispondere a Giuda direttamente. «Voglia il Cielo che tali voi siate. Ma molta debolezza è ancora in voi, e la tentazione potrebbe rendervi simili a coloro che mi odiano. Pregate molto e molto vegliate su voi. Satana sa che sta per esser vinto e vuole vendicarsi strappandovi a Me. Satana è intorno a noi tutti.

A Me per impedirmi di fare la volontà del Padre e compiere la mia missione. A voi per fare di voi dei suoi servi. Vegliate. Entro quelle mura Satana prenderà colui che non saprà esser forte. Colui per il quale maledizione sarà stato l'esser eletto, perché fece della sua elezione uno scopo umano. Vi ho eletti per il Regno dei Cieli e non per quello del mondo. Ricordatevelo.

E tu, città che vuoi la tua rovina e sulla quale Io piango, sappi che il tuo Cristo prega per la tua redenzione. Oh! se almeno in quest'ora che ti resta tu sapessi venire a Chi sarebbe la tua pace! Almeno comprendessi in quest'ora l'Amore che passa fra te e ti spogliassi dell'odio che ti fa cieca e folle, crudele a te stessa e al tuo bene!

Ma verrà il giorno in cui ricorderai questo tempo! Troppo tardi allora per piangere e pentirti! L'Amore sarà passato e scomparso dalle tue strade, e resterà l'Odio che tu hai preferito. E l'Odio sarà verso te, verso i tuoi figli. Poiché si ha ciò che si è voluto, e l'odio si paga con l'odio. E non sarà allora odio di forti contro l'inerme. Ma odio contro odio, e perciò guerra e morte.

Stretta da  trincee e armati,  languirai prima di essere distrutta.  Vedrai cadere i tuoi figli per armi e per fame, e i superstiti andare prigionieri e scherniti; e chiederai misericordia, né più la troverai, poiché non hai voluto conoscere la tua Salute.

Piango, amici, poiché ho cuore d'uomo e le rovine della patria ne traggono lacrime. Ma ciò è giusto si compia poiché la corruzione supera, fra queste mura, ogni limite e attira il castigo di Dio. Guai ai cittadini causa del male della patria! Guai ai rettori che ne sono la principale causa!

Guai a coloro che dovrebbero esser santi per portare gli altri ad essere onesti e invece profanano la Casa del loro ministero e se stessi! Venite. A nulla gioverà la mia azione. Ma facciamo che la Luce splenda ancora una volta fra le Tenebre!».

E Gesù scende seguito dai suoi. Va velocemente per la via con un viso serio e direi quasi accigliato. Né più parla. Entra in una casetta ai piedi del colle, né vedo più altro.»

Via dolorosa a Gerusalemme (artista anonimo)
Dice Gesù:

«La scena narrata da Luca pare senza connessione, quasi illogica. Compiango le sventure di una città colpevole e non so compatire le abitudini di detta città? No. Non che "non le so", ma non le posso compatire, poiché anzi sono proprio queste abitudini che generano le sventure; e il vederle acutizza il Mio dolore.

La Mia ira sui profanatori del Tempio è logica conseguenza della Mia meditazione sulle prossime sventure di Gerusalemme. Sono sempre le profanazioni al culto di Dio, alla Legge di Dio, quelle che provocano i castighi del Cielo.

Facendo della Casa di Dio una spelonca di ladri, quei sacerdoti indegni e quegli indegni credenti (di nome soltanto) attiravano su tutto il popolo maledizione e morte. Inutile dare questo o quel nome al male che fa soffrire un popolo. Cercate il giusto nome in questo: "Punizione per un vivere da bruti".

Dio si ritira e il Male avanza. Ecco il frutto di una vita nazionale indegna del nome di cristiana. Come allora, anche ora, in questo scorcio di secolo, non ho mancato con prodigi di scuotere e richiamare.

Ma, come allora, non ho attirato su Me e i Miei strumenti che scherno, indifferenza e odio. Singoli e nazioni però ricordino che inutilmente piangono quando avanti non vollero conoscere la loro salvezza.

Inutilmente mi invocano quando nell'ora in cui ero con loro mi cacciarono con una guerra sacrilega che, partendo dalle singole coscienze, devote al Male, si sparse per tutta la Nazione. Le Patrie non si salvano tanto con le armi quanto con una forma di vita che attiri le protezioni del Cielo.»




Ingresso trionfale del Cristo a Gerusalemme

[...] Quasi il Maestro non fa in tempo ad entrare nella casa benedicendone gli abitanti, quando si sente un allegro suonar di bubboli e voci a festa. E subito dopo il volto scarno e pallido di Isacco appare nella fessura dell'uscio, e il pastore fedele entra e si prostra davanti al suo Signore Gesù.

Nell'inquadratura della porta spalancata si pigiano volti e volti e, dietro, altri se ne vedono... Un urtarsi, un pigiarsi, un voler farsi largo... Qualche grido di donna, qualche pianto di bambino preso in mezzo alla ressa, e grida di saluto, esclamazioni a festa: «Felice questo giorno che a noi ti riporta! La pace a Te, Signore! Ben torni, o Maestro, a Premiare la nostra fedeltà».

Gesù si alza in piedi e fa gesto di parlare. Tacciono tutti e netta si sente la Sua voce. «Pace a voi! Non vi accalcate. Ora saliremo insieme al Tempio. Sono venuto per stare con voi. Pace! Pace! Non fatevi male. Fate largo, miei diletti! Lasciatemi uscire e seguitemi, ché entreremo insieme nella Città santa».

La gente, bene o male, ubbidisce, e si fa un poco di largo, tanto che Gesù possa uscire e montare sull'asinello, perché Gesù indica il puledro, sino allora mai cavalcato, come sua cavalcatura. Dei ricchi pellegrini, che si pigiano fra la folla, stendono sull'animale i loro sontuosi mantelli: uno si pone con un ginocchio a terra e l'altro a far da gradino al Signore che siede sulla sua groppa.

Il viaggio inizia mentre Pietro cammina ad un lato del Maestro e Isacco dall'altro, tenendo le briglie della bestia non doma che però procede tranquilla come fosse usa a quell'ufficio, senza imbizzarrirsi o spaventarsi dei fiori che, gettati come sono verso Gesù, colpiscono sovente la bestiola negli occhi e sul morbido muso.

Essa non si spaventa nemmeno dei rami di ulivo e delle foglie di palma agitate davanti e intorno al Maestro, buttate a terra a far tappeto coi fiori, né tanto meno dei gridi sempre più forti di: «Osanna, Figlio di Davide!», che salgono al cielo sereno, mentre la folla sempre più infittisce e si accresce per nuovi venuti.

Passare da Betfage, fra le viette strette e contorte, non è facile cosa, e le madri devono prendere in braccio i bambini, e gli uomini proteggere le donne da urti troppo violenti, e qualche padre si pone sulle spalle a cavalluccio il figliolino e lo porta alto sulla folla così, mentre le vocine dei bimbi sembrano belati di agnelli o stridi di rondini e le loro manine gettano fiori e foglie d'ulivo, che le madri porgono, e baci anche, al mite Gesù... [...]

I soldati di guardia alla porta escono a vedere che cosa succede. Ma non è sedizione, ed essi, appoggiati alle loro lance, si fanno di lato, osservando stupiti o ironici lo strano corteo di quel Re che cavalca un puledro d'asina, bello come un dio, umile come il più povero degli uomini, mite, benedicente... circondato da donne e bambini e da uomini disarmati gridanti: «Pace! Pace!». [...]




E ‒ purtroppo! ‒ volti di farisei e di scribi, lividi d'ira per questo trionfo, che fendono prepotenti il cerchio di amore che si stringe intorno a Gesù e gli urlano: «Fa' tacere questi pazzi! Richiamali alla ragione! Solo Dio va osannato. Di' che tacciano!» Al che Gesù risponde dolcemente: «Anche se Io dicessi di tacere e questi mi ubbidissero, le pietre griderebbero i prodigi del Verbo di Dio».

Sono alle porte della cinta del Tempio. Gesù scende dall'asinello, che uno di Betfage prende in custodia. Occorre tenere presente che Egli non si è fermato alla prima porta della grande Sinagoga, ma ne ha costeggiato la recinzione, arrestandosi solo sul suo lato nord, vicino all'Antonia. È là che scende ed entra nel Tempio, come per far vedere che non si nasconde al potere dominante, sentendosi innocente in ogni sua azione.

Il primo cortile del Santuario mostra la solita gazzarra di cambiavalute e venditori di colombe, passeri e agnelli, soltanto che ora i venditori sono lasciati in asso perché tutti sono accorsi a vedere il "Rabbi". Egli entra, solenne nella Sua veste purpurea, e gira lo sguardo su quel mercato e su un gruppo di farisei e scribi che lo osservano da sotto il portico.

Il suo volto sfolgora di sdegno. Balza al centro del cortile. Uno scatto improvviso che pare un volo. Il volo di una fiamma, ché di fiamma è la Sua veste nel sole che inonda il cortile. E tuona con una voce potente: «Via dalla casa del Padre Mio! Non è questo luogo di usura e di mercato.


"La cacciata dei mercanti dal Tempio" di Giovanni Antonio Fumiani

Sta scritto: "La Mia casa sarà chiamata Casa di Orazione". Perché dunque l'avete mutata in spelonca di ladroni, questa dimora nella quale è invocato il Nome del Signore? Via! Mondate la Mia Casa. Che non vi avvenga che, in luogo di usar le funi, Io vi colpisca con i fulmini dell'ira celeste.

Via! Fuori di qui i ladri, i barattieri, gli impudichi, gli omicidi, i sacrileghi, gli idolatri della peggior specie, quella del proprio io superbo, i corruttori e i menzogneri. Fuori! Fuori! O che Dio Altissimo, Io ve lo dico, spazzerà per sempre questo luogo e farà le sue vendette su tutto un popolo».

Non ripete la fustigazione dell'altra volta, ma, visto che mercanti e cambiavalute stentano ad ubbidire, va al banco più vicino e lo ribalta spargendo bilance e monete al suolo. I venditori e i cambiavalute si affrettano a porre in atto l'ordine di Gesù, dopo che hanno avuto questo primo esempio.

E Gesù grida dietro a loro: «E quante volte dovrò dire che questo Tempio non deve essere luogo d'immondezza ma di preghiera?». E guarda quelli del Santuario che, ubbidienti agli ordini pontificali, non fanno un gesto di rappresaglia.

Mondato il cortile, Gesù va verso i portici dove sono raccolti ciechi, paralitici, muti, storpi e altri malati, che lo invocano a gran voce. «Che volete voi che Io vi faccia?». «La vista, Signore! Le membra! Che mio figlio parli! Che mia moglie risani. Noi crediamo in Te, Figlio di Dio!». «Dio vi ascolti. Sorgete e osannate al Signore!».

Non cura uno per uno i molti malati. Ma fa un gesto largo con la mano, e grazia e salute scende da essa sugli infelici, che sorgono sani con gridi di giubilo che si mescolano a quelli dei molti bambini, che si stringono a Lui ripetendo: «Gloria, gloria al figlio di Davide! Osanna a Gesù Nazareno, Re dei re e Signore dei signori!».

Dei farisei, con finta deferenza, gli gridano: «Maestro, li senti? Questi fanciulli dicono ciò che non va detto. Riprendili! Che tacciano!». «E perché? Il re profeta, il re della mia stirpe, non ha forse detto: "Dalla bocca dei fanciulli e dei lattanti hai fatto sgorgare la lode perfetta, a confusione dei tuoi nemici"?

Non avete letto queste parole del salmista? Lasciate che i pargoli dicano le mie lodi. Sono loro suggerite dai loro angeli, che vedono costantemente il Padre mio e ne sanno i segreti e li suggeriscono a questi innocenti. Ora lasciatemi tutti andare ad onorare il Signore», e passando davanti alla gente arriva nell'atrio degli Israeliti per pregare... 

E poi, uscendo per un'altra porta, rasentando la piscina Probatica, esce dalla città tornando sui colli del monte Uliveto. [...]

Chiosa di Sebirblu

E adesso, non potendomi prolungare oltre, concludo con una frase che Katherina Emmerick riporta in una delle sue rivelazioni sul medesimo evento:

«Il cammino era ricoperto di verde e di manti; migliaia di bambini seguivano l'imponente corteo, inneggiando all'Amico dei pargoli, ma il Redentore fremeva al riflettere che molti di coloro che in quel momento Lo acclamavano (cfr. QUI; ndr) avrebbero, soltanto pochi giorni dopo, chiesto a gran voce la Sua morte.»

Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it
Fonte: QUI. 

martedì 19 marzo 2024

Un Sorso d'Acqua Purissima nel Deserto...




Sebirblu, 19 marzo 2024 (festa di San Giuseppe, e quindi dei papà).

Nella settimana che precede la Domenica delle Palme (ved. QUI) e quella di Pasqua, un effluvio di Luce e d'Acqua preziosa scende dall'Alto per tutti gli assetati e i dispersi nel deserto di questi tempi, affinché riprendano vigore e speranza, accelerando il passo verso la "Terra Promessa" allestita dal Divino Genitore.


Cima da Conegliano  (1460-1518)

Da una mistica dei nostri giorni:

L'Eterno Padre a Rosanna:

"C'è molto fermento nella sfera invisibile, in questi tempi ultimi che vedranno l'inizio di una serie di  cambiamenti  incisivi  per la Terra e per l'umanità.

Domando  anche  a  voi  di procedere,  di prepararvi  adeguatamente  come  Miei  figli  che stanno per affrontare eventi imminenti di cui non conoscono la portata, ma consapevoli di avere degli ottimi comandanti e con i mezzi che avete, come Miei soldati, inizierete a diffondere ai fratelli le grazie che Io stesso vi sto trasmettendo e potenziando.

Così sarete attivi nel raduno  del  gregge  prima  della tempesta,  per entrare nell'ovile al riparo, e il vostro "passaggio" sarà dolce perché, per i Miei figlioli, ho in serbo le meraviglie che solo un Padre onnipotente può donare.

Ora, stanno uscendo i carismi e potenziandosi i doni che ho messo in ciascuno di voi per portare a Casa più anime possibili ed Io stesso parlerò in voi, uscirò allo scoperto abbellendo i vostri volti di apostoli; in voi leggeranno il Mio Amore, vi darò parole di accoglienza, di tenerezza e di fuoco per difendere la Verità come un faro che illumina e distrugge tenebre e inganni.

In voi,  figli del Mio Amore,  vedranno il volto di Dio  che suona  l'ultima chiamata  con il corno del raduno (lo shofar) se trovate chi respinge il Mio Amore proseguite oltre, "scuotete la polvere dai vostri sandali" (Mt. 10, 7-15) e non rabbuiatevi: le Mie vie non conoscono limiti ed ostacoli.


Il corno israelita: lo "shofar" (ved. QUI)

Rimanete sempre in Me, allacciatevi ai Santi Cuori uniti di Gesù e Maria, a san Michele e a tutti gli arcangeli, agli angeli, ai santi, alle anime purificate del corpo mistico che formano i Miei eserciti, che vi proteggono molto in quest'ultimo squarcio di tempo particolarmente sensibile.

La vostra preghiera sia di desiderio.

La preghiera di desiderio non è quella che esprime la brama di raggiungere un fine umano, possedere o realizzare un bene materiale, ma è l'anelito di avvicinarsi sempre più alla Patria celeste e ai suoi benefici di natura spirituale che poi trascinano con loro tutto l'ordine della vostra esistenza volta al divino, alla giustizia, alle virtù proprie della Mia Presenza costante nella conduzione della vita di colui che Mi ama, Mi cerca e Mi frequenta.

Io conosco chi Mi appartiene, chi non sa di essere Mio, chi deve tornare o solo venire a Me.

La vostra compagine di preghiere, efficaci e potenti, deve possedere un'intenzione dirompente sulle Forze del Male, e per questo scaturire dall'Amore e dalla Luce che sono in voi, che Io ho accresciuto con la Fiamma della Mia Presenza, con il bacio della vostra Santa Madre e con l'abbraccio del vostro Gesù.


James Seward 

Sto innalzando le facoltà e i doni dello Spirito Santo nei Miei figli preziosi per fare da scudo alle ultime disperate impennate nemiche.

Fate sempre più silenzio nei vostri cuori, rifuggite rumori, distrazioni, chiasso... e tutto ciò che distoglie da Me... e sentirete la Mia Voce, ognuno secondo le capacità proprie, che vi avvertirà, vi guiderà con intuizioni, piccoli tuffi al cuore e luci della mente.

Non temete, riconoscerete subito la Mia tenerezza e dolcezza di Padre, il Mio Amore vi sosterrà, darà coraggio e nutrimento.

Mio amato e fedele "piccolo gregge", sostegno del Mio Cuore, ti amo e ti benedico."

Relazione e cura: Sebirblu.blogspot.it